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Poesie di Giorgio Caproni | Antologia Minima di Poesia

Le poesie di Giorgio Caproni rappresentano un ponte sospeso tra realtà e immaginazione, un viaggio nel tempo e nella memoria. Nato nella pittoresca Livorno nel 1912, il poeta dipinge con le parole un quadro vivido delle sue radici toscane, arricchito dalle figure influenti dei suoi genitori e dall’evoluzione storica e culturale dell’Italia di quel periodo.

In questo percorso poetico, Caproni non si limita a narrare la sua storia personale; piuttosto, ci offre uno sguardo panoramico sulla condizione umana, riflettendo su temi universali come la memoria, l’identità e il senso di appartenenza. Le sue poesie, che si snodano con grazia tra il realismo e il simbolismo, ci permettono di vedere il mondo attraverso i suoi occhi, trasformando il quotidiano in un’espressione lirica di significati più ampi e profondi.

Con una voce inconfondibile nel panorama letterario italiano del Novecento, Giorgio Caproni ha saputo tessere con le sue parole un affresco ricco e complesso dell’esistenza umana, esplorando le profondità dell’animo e il legame indissolubile con le proprie radici e il proprio passato. In questa Antologia Minima, conosceremo alcune delle più belle poesie di Giorgio Caproni.

Caproni, con la sua straordinaria capacità di catturare le emozioni e le esperienze umane in modo intenso, ci apre una finestra senza tempo sulla vita, il dolore, la memoria e la ricerca di un senso. Cominciamo questo viaggio nella poesia di Giorgio Caproni.

 

Poesie di Giorgio Caproni da:
Come un’allegoria (1932-1935)

In Come un’allegoria si manifesta un universo poetico in cui la vita, i ricordi e la storia si intrecciano in un dialogo continuo tra il presente e il passato. Nato a Livorno nel 1912, Caproni trae ispirazione dalle sue radici toscane e dalla sua infanzia, influenzata dalle figure dei genitori e dalle vicissitudini storiche dell’Italia coeva. La città di Livorno, con la sua mitica luce e gli affetti primigeni, si riflette nei suoi versi come un luogo di memorie e sentimenti, particolarmente evidente nei Versi livornesi.

Come un’allegoria si presenta come un viaggio attraverso la vita e l’opera del poeta. Le figure dei genitori, specialmente la madre, un’anima artistica e laboriosa, emergono nelle sue poesie con un’aura di dolcezza e nostalgia. Questa raccolta raccoglie in sé non solo il patrimonio emotivo del poeta, ma anche le sue osservazioni sul mondo circostante, mosse da sensibilità unica e profonda introspezione.

La poesia di Caproni in Come un’allegoria si pone su un delicato equilibrio tra realismo e simbolismo, dove la realtà quotidiana viene trasfigurata in un tessuto di significati più ampi. Attraverso l’utilizzo di metafore e allegorie, Caproni esplora temi come la memoria, l’identità e la ricerca di un senso in un mondo in continua trasformazione. Ogni poesia diventa un frammento di un mosaico più ampio, una riflessione sulla condizione umana, sulla natura effimera dell’esistenza e sulla potenza evocativa della parola.

 


 

Ricordo

Ricordo una chiesa antica,

romita,

nell’ora in cui l’aria s’arancia

e si scheggia ogni voce

sotto l’arcata del cielo.

 

Eri stanca,

e ci sedemmo sopra un gradino

come due mendicanti.

 

Invece il sangue ferveva

di meraviglia, a vedere

ogni uccello mutarsi in stella

nel cielo.

 


Vento di prima estate

A quest’ora il sangue

del giorno infiamma ancora

la gota del prato,

e se si sono spente

le risse e le sassaiole

chiassose, nel vento è vivo

un fiato di bocche accaldate

di bimbi, dopo sfrenate

rincorse.

 


 

Vespro

La lunga fila dei soldati

è passata; sul prato è rimasto

aspro l’odore dell’erba

pestata – e l’eco

d’un canto nell’aria serale.

 

Ad occidente, nel fuoco

Bianco d’un astro, scompare

l’ultima rondine. A poco

a poco, sbiadisce il giorno

(ricordo d’uomini e di giardini)

nella memoria stanca della sera.

 


 

Prima luce

Lattiginosa d’alba
nasce sulle colline,

balbettanti parole ancora

infantili, la prima luce.

 

La terra, con la sua faccia
madida di sudore,

apre assonnati occhi d’acqua

alla notte che sbianca.

 

(Gli uccelli sono sempre i primi
pensieri del mondo).

 

Poesie di Giorgio Caproni: Prima luce Lattiginosa d’alba nasce sulle colline, balbettanti parole ancora infantili, la prima luce. La terra, con la sua faccia madida di sudore, apre assonnati occhi d’acqua alla notte che sbianca. (Gli uccelli sono sempre i primi pensieri del mondo).


Le poesie di Giorgio Caproni sono raccolte in un’unica importante edizione tascabile per i tipi di Garzanti. Il «Terzo libro» e altre cose e Quaderno di traduzioni si trovano anche nel catalogo Einaudi.

Leggi anche: Poesie di Patrizia Cavalli (1947-2022) | Antologia Minima di Poesia


 

Poesie di Giorgio Caproni:
Spiaggia di sera

Così sbiadito a quest’ora

lo sguardo del mare,

che pare negli occhi

(macchie d’indaco appena

celesti)
del bagnino che tira in secco

le barche.

 

Come una randa cade
l’ultimo lembo di sole.

 

Di tante risa di donne,
un pigro schiumare

bianco sull’alghe, e un fresco

vento che sala il viso

rimane.

 


 

San Giovambattista

Tersa per chiari fuochi

festosi, la notte odora
acre, di sugheri arsi
e di fumo.

 

Intorno a un falò d’estate
imita selvagge grida
uno stuolo di bimbi.

 

S’illuminano come esclamate,
ad ogni scoppio di razzo,
le chiare donne sbracciate
ai balconi.

 

(Voci e canzoni cancella
la brezza: fra poco il fuoco
si spenge. Ma io sento ancora
fresco sulla mia pelle il vento
d’una fanciulla passatami a fianco
di corsa).

 


 

Immagine della sera

Mi fai pensare, o sera,
con la tua pallidezza,

al viso un poco sbattuto

e deluso

d’una donna di casa,

quand’ha compiuto il lungo

giorno che l’ha strapazzata.

 

Con sorriso a fiore
di labbra, s’affaccia

alla solita attesa.

E forse non sa neppure
d’essere rassegnata.

 


 

Dietro i vetri

A riva del tuo balcone

arioso, dai grezzi colori

degli orti già in fioritura

di menta, estate ansiosa

come una febbre sale

al tuo viso, e lo brucia

col fuoco dei suoi gerani.

 

Col gesto delle tue mani

solito, tu chiudi. Dietro

i vetri, nello specchiato

cielo coi suoi rondoni

più fioco,

da me segreta ormai

silenziosa t’appanni

come nella memoria.

 


 

Oltre le poesie di Giorgio Caproni:
La vita e l’opera del poeta livornese

Giorgio Caproni nacque il 7 gennaio 1912 a Livorno, secondogenito di Attilio, ragioniere, e Anna Picchi, sarta e ricamatrice. La città toscana influenzò profondamente i suoi ricordi e la sua poesia, come si evince dai Versi livornesi in Il seme del piangere (Milano 1959), uno dei suoi lavori più noti.

Figlio di Anna Picchi, sarta in una rinomata casa di moda livornese, e di Attilio, amante della musica e della poesia italiana, Caproni crebbe in un ambiente ricco di stimoli artistici. La morte prematura della madre e i rapporti con il padre influenzarono la sua poesia, caratterizzata da una forte componente sentimentale.

Le difficoltà economiche e i cambiamenti politici e sociali dell’epoca marcarono la sua infanzia e adolescenza, trasferendosi da Livorno a Genova, dove completò gli studi e iniziò a dedicarsi alla musica e alla poesia. Nonostante abbia abbandonato gli studi musicali per contribuire al sostentamento familiare, la musica rimase una componente fondamentale nella sua opera poetica.

Caproni intraprese la carriera di maestro elementare, che mantenne per quasi quattro decenni, pur continuando a sviluppare la sua passione per la poesia. La sua vita fu segnata anche da personali tragedie, come la morte della fidanzata Olga Franzoni e la successiva crisi psicologica, oltre che dal suo coinvolgimento nella resistenza partigiana durante la Seconda Guerra Mondiale.

A Roma, dove si trasferì definitivamente, Caproni trovò un ambiente fertile per la sua crescita artistica e letteraria, stringendo amicizie importanti nel mondo culturale dell’epoca. Qui si dedicò anche al giornalismo e alla traduzione, attività che svolse con grande maestria, traducendo opere di autori come Marcel Proust e René Char.

Il suo percorso poetico, che include importanti riconoscimenti come il premio Viareggio e il premio Librex Montale, si caratterizzò per una continua evoluzione stilistica e tematica, portando Caproni a essere considerato uno dei più grandi poeti italiani del Novecento.

Maggiori edizioni con le Poesie di Giorgio Caproni

  • Il seme del piangere (Milano, Garzanti, 1959)
  • Il franco cacciatore (Milano, Garzanti, 1982)
  • Il conte di Kevenhüller (Milano, Garzanti, 1986)
  • Res amissa (Milano, Garzanti, 1991, postuma)
  • Poesie 1932-1986 (Milano, Garzanti, 1989)
  • Frammenti di un diario (1948-1949) (Genova, San Marco dei Giustiniani, 1995)
  • La scatola nera (Milano, Garzanti, 1996)
  • L’Opera in versi (Edizione critica a cura di Luca Zuliani, Milano, Garzanti, 1998)
  • Quaderno di traduzioni (Torino, Einaudi, 1998)
  • «Era così bello parlare»: conversazioni radiofoniche con G. C. (Prefazione di Luciano Surdich, Genova, San Marco dei Giustiniani, 2004)
  • G. Caproni – C. Betocchi, Una poesia indimenticabile. Lettere 1936-1986 (A cura di Domenico Santero, prefazione di Giovanni Ficara, Lucca, Maria Pacini Fazzi Editore, 2007)
  • Racconti scritti per forza (A cura di Andrea Dei e con la collaborazione di Maurizio Baldini, Milano, Garzanti, 2008)

 


Le poesie di Giorgio Caproni sono raccolte in un’unica importante edizione tascabile per i tipi di Garzanti. Il «Terzo libro» e altre cose Quaderno di traduzioni si trovano anche nel catalogo Einaudi.

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